09 novembre 2013

Un piano ben studiato




Che lezione!
Da mamma penso spesso che dovremmo contare fino a dieci prima di fare qualsiasi cosa di fronte alle richieste dei nostri figli.
Contare -1-2-3-4... - ci costringe ad un' azione "neutra" che non coinvolge grandi emozioni e  distrae dal desiderio impulsivo di dire "NO, non si fa"
E chi lo dice?
I figli vengono qui a mostrarci col cuore in mano quanto sia semplice e pieno di meraviglie il mondo e noi rispondiamo con schemi, parametri, paure che inevitabilmente loro assorbiranno.
Anna mi ha dato una bella lezione qualche settimana fa.
Da qualche giorno spendeva ore a lavorare col suo blocchetto di fogli colorati. Una sequenza ripetuta di azioni che lei faceva con un gran bel sorriso sulle labbra.
Prendeva un foglio, lo tagliava in due, ci faceva due fori e ne faceva un piccolo cilindro che chiudeva con del nastro adesivo.
Poi prendeva la seconda metà e ci chiudeva dentro, come regalo, il cilindro.
Finito con uno passava al successivo.
Alla fine di ognuno li nominava: questo è per Gio, questo per Pietro, e poi Thyn, Gheby, Alicya.......
La vedevo divertita, ma per qualche assurda ragione non capivo proprio lo scopo di tutto questo gran da fare.  Pensavo addirittura: "sarà un esercizio per imparare i nomi dei suoi nuovi amici"(aveva iniziato la scuola da una settimana)
Forse, ma c'era dell'altro.
Il lunedì mattina ha ripreso il suo blocchetto perché in qualche modo si era dimenticata di qualcuno.
Ho iniziato a metterle fretta, dicendo che dovevamo andare, che avrebbe potuto finire dopo, che, che , che, che....ero abbastanza infastidita che spendesse tanto tempo a fare "qualcosa senza senso", come la vedevo io: con i miei occhi di mamma cresciuta e piena di cose "sensate" da fare.
Ma tutto quel lavoro un senso ce lo aveva, eccome.
Arrivate a scuola Anna mi ha chiesto di passarle tutti quei pacchettini e di aiutarla a tenerli mentre lei li distribuiva ai suoi amici, dei quali poco sapeva e che aveva conosciuto da qualche giorno.
Ho respirato e pensato questo (stavolta da mamma orgogliosa): "Lei aveva un piano, quello di conquistare i suoi amici, di fare il primo passo, di presentarsi a loro".
Io invece avevo messo tra me e lei tutti quegli schemi -ma che fai?, cosa e' questo?, sei sicura non ti vergogni neanche un po'-" che fanno parte della società in cui siamo cresciuti noi adulti di oggi.
Lei non si vergognava neanche un po', anzi, avreste dovuto vedere le facce dei suoi amici il giorno dopo appena Lei è entrata in classe. Sembrava la regina!
Andando a casa in bicicletta quel giorno ho pensato:
che bella lezione,
grazie Anna!

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