31 dicembre 2014

L'abitudine di tornare...



Prendo in prestito il titolo,
e anche un po' del contenuto.
Dorothy desidera sin dall'inizio una sola cosa: tornare a casa.
Solo alla fine scopre che sarebbe bastato battere tre volte le sue scarpette rosse...
nel frattempo conosce compagni di viaggio inseparabili, 
affronta ostacoli che sembrano insormontabili
e sopratutto capisce che per realizzare un sogno servono tre cose: 
testa, cuore, coraggio.

Non so bene se ho a disposizione le mie scarpette rosse, 
ma so di non voler rinunciare a camminare 
su quel magico sentiero dorato che alla fine 
conduce a nostri desideri.
Buon 2015 a tutti.





10 novembre 2014

un angelo dai baffi d'argento




Mi sembra strano pensare di tornare e non trovarti lì, seduto accanto alla tua signora, 
mano nella mano a recitar preghiere. Lei soprattutto.
Mi sembra strano pensare di venirti a cercare nell’orto o da qualche parte intorno casa mentre ti prendi cura dei tuoi animali, senza trovarti.
Mi sembra strano pensare di non poter più sentirti dire  che se tornassi indietro gireresti il mondo.
Mi sembra anche strano non poter più ascoltare le tue storie.
Ma io me le ricordo tutte.
Mi ricordo di come mi facevi cucu da dietro la bottiglia da piccolina,
Di come mi hai insegnato a mangiare i fagiolini, risucchiandoli come spaghetti
Di quanto amassi volare lassù sopra le nuvole…
andar per mare invece no,
del resto l’acqua non t’è mai piaciuta, molto meglio un bicchiere di vino.
Mi ricordo dei tuoi ricordi della guerra, che dovevano di sicuro essere in bianco e nero, ma tu li trasmettevi a colori.
Del tè con gli inglesi, e del tuo desiderio di capire la loro lingua.

Che gran bel viaggio ti sei fatto!

Nonno Neno,
Gli occhi blu, i capelli ricci e i baffi d’argento.
Il sorriso, sempre.
Che quel giorno mi tenevi tra le braccia, io con la bocca piena di sangue e mi dicevi “non è niente”.
Mi dicono di avere  i tuoi occhi, i tuoi capelli, e …no i baffi no!
Ho anche quella cicatrice ancora in bocca
Ma ora mi piace averla perchè mi ha riempito le labbra di rosso, e il cuore di te.
Ah! e se impari a dire: "I love you" gli angeli li conquisti tutti!

Ciao nonno

16 settembre 2014

Domande consuete


"Disegno di fronte",  Anna e Viola 

Poco tempo fa mi è stato detto di pensare a Guccini solo se strettamente necessario...
però questa canzone qui mi ronza in testa da troppo tempo e vorrà pur dire qualcosa.




Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente 
come se il tempo per noi non costasse l' uguale, 
come se il tempo passato ed il tempo presente 
non avessero stessa amarezza di sale.

Tu non sai le domande, ma non risponderei 
per non strascinare parole in linguaggio d' azzardo; 
eri bella, lo so, e che bella che sei, 
dicon tanto un silenzio e uno sguardo... 

Se ci sono non so cosa sono e se vuoi 
quel che sono o sarei, quel che sarò domani, 
non parlare non dire più niente, se puoi, 
lascia farlo ai tuoi occhi, alle mani... 

Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te... 

Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse, 
trascinate dai giorni come piena di fiume 
tante cose sembrate e credute diverse, 
come un prato coperto a bitume. 

Rimanere così, annaspare nel niente, 
custodire i ricordi, carezzare le età; 
è uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente 
del diritto alla felicità... 

Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perchè? 
Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani? 
Esser tutto, un momento, ma dentro di te, 
aver tutto, ma non il domani... 

Non andare... vai.. Non restare...stai... Non parlare... parlami di te... 

E siamo qui spogli in questa stagione che unisce 
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove, 
non so dire se nasce un periodo o finisce, 
se dal cielo ora piove o non piove... 

Pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene", 
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?" 
Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme? 
Fuori c'è ancora una città? 

Se c'è ancora balliamoci dentro stasera, 
con gli amici cantiamo una nuova canzone... 
tanti anni e son qui ad aspettar primavera, 
tanti anni ed ancora in pallone... 

Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te... 
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di noi...


F. Guccini

26 maggio 2014

Echebello!





Sono cresciuta con la politica tutt’intorno, anche se credo di saperne ben poco, dopotutto. Lo so che tutti voi Paniconi, Volpini, Lupini e il resto della squadra vi metterete le mani nei capelli a sentirmelo dire, ma quando mio padre mi portava in sezione, la sera, dove anche voi portavate i vostri figli, io i vostri discorsi me li perdevo subito.
Mi piaceva invece guardare per ore il ciclostile girare e riporre in ordine le poche centinaia di copie del vostro giornalino; mi piaceva il colore nero di quel rullo, il bianco e nero delle stampe,  dall’imprecisa apparenza di “fatto in casa”; mi piaceva l’odore dell’inchiostro e anche, soprattutto, quello di muffa delle stanze di quello spazio affascinante. Mi piaceva immaginarmela come una casa, la vostra sezione, se mai qualcuno avesse potuto abitarci in un posto così. Mi piaceva aiutarvi, preparare la colla con acqua e farina, metterla sulle etichette con gli indirizzi, leggere i nomi e immaginarmi quelle persone con il vostro giornalino tra le mani; e mi piaceva sopratutto fare tardi la sera. 
Poi mi piacevate voi; mi piaceva l’energia dei vostri discorsi, la voglia che mettevate nel fare le cose, mi piaceva l’idea di credere ad un’idea, tutti allo stesso modo. Mi piaceva sentirvi parlare ai comizi, mi piaceva l’odore delle salsicce alla brace di Fabrizio, le piadine al prosciutto della mia mamma, lo stoccafisso (che ha portato in casa mia una tradizione che continua ancora) la musica sgangherata riprodotta di Guccini, e voi tutti a darvi da fare. Mi piacevano le feste del’ Unità, tutto un via vai di impalcature prese in prestito, tavolini, tovaglie, pentoloni giganteschi…. Ero affascinata dai vostri turni la notte per stare di  vedetta a quel prezioso lavoro.  Infine mi piacevano le vostre idee, non necessariamente le idee in sé, ma la volontà vera di crederci, la grinta di fare quei piccoli passi nemmeno misurabili, e la soddisfazione di averli fatti. Non penso di avervi mai sentito dire, allora, quanto cattivi fossero “gli altri”. Avevate tutti una trentina d’anni. 
Questo è tutto quello che so della politica. 

Andrea, il nostro (si anche mio!) nuovo sindaco  lo conosco poco, ha un sorriso che mostra una ingenuità scelta e nasconde una bella dose di volontà e scaltrezza, e poi ha tutti gli altri che domani, dopo l’entusiasmo e le bollicine, ci mostreranno l’energia giovane di questa bella novità. I giornalini saranno digitali, l’odore di muffa scomparso, il ciclostile non sapete neanche cosa sia, ma l’idea di credere in un’idea, tutti con la stessa forza, ce l’avete già. 
Buon lavoro, adesso a piacermi, ma proprio tanto, siete tutti voi.   

04 maggio 2014

Un mare di creta






Il mio mare stamattina era così.
Ha mangiato per ore il fango grigio della terra per poterla salvare,
fino a vomitare onde dense contro gli scogli.
Sembrava arrabbiato, era pesante, lento, violento e commosso.
Lo conosco bene questo mare, i castelli e le buche scavate migliaia di volte nella sua sabbia; l'acqua azzurro-verde, rifugio piacevole nelle ore più calde...Per un attimo ho pensato di non averlo mai visto così, di non riconoscerlo più. L'ho sempre solo immaginato fatto di colori, di rumori confusi, del chiacchiericcio scontato e leggero delle vacanze d'estate. L'ho immaginato divertito osservare i suoi bagnanti fare il solletico ai pesci, le ragazze scoprirsi con un po' di vergogna i fianchi e i sederi bianchi, e i pescatori al mattino ritirare le loro reti gonfie.

Oggi era di creta.
Un blocco immenso lì solo per essere modellato,
omaggio alla memoria della ferita inferta alla propria terra.
In treno, io, di ritorno dalla luna, avrei voluto essere un artista...

14 aprile 2014

Mei Vacanties




"Mei vacanties" e sono felice come un bambino.
Mei vacanties: vacanze di maggio. E' bello anche il nome.
Sono le loro vacanze, dei bambini, quelle di primavera,
due lunghe settimane senza scuola.

Per me è una migrazione.
E' sempre come fare un viaggio al contrario, rientrare, per poi ripartire;
tornare alla mia terra, ai miei colori, ai profumi e ai suoni...
come fanno loro, gli uccelli quando tornano al caldo.
Come loro ritrovo tutto: il nido, le cose lasciate qualche mese fa,
ricordi quasi persi che tornano vivi in un attimo.
Rivivo il profondo silenzio delle notti, il loro buio fitto,
il risveglio al canto degli uccelli e il sole in faccia.
Torno per sentirmi di nuovo figlia, oltre che mamma,
per camminare fuori anche in mutande,
per bere il caffè buono
e rivedere le facce che ho lasciato,
e magari anche qualcuna nuova, magari.

Quel volo da qui a lì mi emoziona ancora,
e lassù nel cielo mi preparo sempre:
lascio andare le cose che non voglio,
seleziono solo i pensieri migliori, quelli lontani, inarrivabili,
quelli che sono solo un attimo, quelli che non riesco a trattenere
che mi fanno perdere l'equilibrio ...
e mi fanno stare bene.
Bene, ultima settimana prima delle nostre amate "Mei vacanties"
che noi abbiamo abilmente unito a quelle pasquali,
per rendere l' attimo un po' più lungo.









18 marzo 2014

Oggi no





A me piace guardare la gente negli occhi quando cammino per strada.
Rubare un sorriso, indovinare una storia, spogliare un po' l'anima.
Oggi invece no. Oggi mi guardavo le scarpe, poco belle peraltro. 

Indovinavo i miei pensieri, inseguendo la linea del marciapiede. 
Oggi non mi importava niente delle storie degli altri, volevo ascoltare solo le mie.  
Così senza sapere dove stessi andando, nè con i piedi nè coi pensieri, sono finita davanti al mare. 
Un mare immenso, nero come la pece. Sono rimasta lì a guardarci dentro, ad ascoltare il rumore dell'acqua, ad aspettare l'alba.

Un giorno, ho pensato, potrei farlo davvero un viaggio cositutto in mezzo al mare, tutta una notte, solo per vedere l'alba. 

17 febbraio 2014

Mare Solido



Di pioggia ne è scesa tanta, un'abitudine per me.
Al contrario essa aveva una forte influenza sull'umore  di Hamdi,
che prontamente  mi metteva un ombrello in testa.
A questo non ero più abituata.
Come non lo ero ad arrivare tardi ad un appuntamento,
ad aspettare ore che qualcuno arrivasse al mio;
ad un'agenda imprecisa e flessibile a seconda dell'ultima telefonata;
né a discorsi seri fatti ad un tavolino di un bar,
non mi ricordavo più come far sposare, con sottile piacere,
le  parole con il cibo,
la serietà del lavoro con la leggera ebbrezza del vino;
non ero più abituata a considerare il tempo speso così "guadagnato" e non "perso".
Tirana.
Una città, un paese, un popolo
che neanche sapevo esistere, anche se credevo di saperlo.
Ho aspettato, paziente, che le cose accadessero, guardandole,
ho seguito il loro accadere, ho corso a piedi per la città,
(in quei pochi momenti in cui sono riuscita a liberarmi della mia preziosa scorta maschile),
ne ho visto i colori, respirato i profumi,  percepito l'energia.
Un paese diverso dal nostro, ma poi non così tanto.
Lo capisci subito perché qualcuno ha chiamato quel piccolo taglio d'acqua che lo divide dall'Italia
"mare solido"
un mare che ha unito, prima di dividere,
un mare che ha nascosto, messo in fuga, offerto cibo e salvezza,
testimone di scambi, abbracci, sorrisi e lacrime.
Un mare che unisce due popoli fratelli, con tutte le loro differenze, anche se noi non lo sappiamo.
Per questo immagino che bisogna lasciare sempre spazio al dubbio e diffidare delle proprie certezze.
Osservare, interrogare e confrontarsi con il diverso è l'unico modo per capire, e poi semmai, giudicare.










10 gennaio 2014

2014





Silenzio, finalmente.
Il profumo di caffè in casa e il rumore del vento.
Nessuno che chiami "mamma", o "zia", e neanche il mio nome.
C'è il disordine amico dei tanti appunti lasciati sparsi sulla tastiera,
tutte idee da riodinare, da mettere in fila sul calendario e farle diventare qualcosa:
un gioco, un progetto, un abito, un giardino.
Il 2014 arriva pieno di promesse, delle stelle, certo 
(la cui luce io seguo con profonda gratitudine),
ed è il momento di darsi da fare per assolverle.
Noi siamo partiti con una passeggiata al Museumpark,
i piedi sui ciottoli,
le luci della città al di là delle trame nere degli alberi.
Buon 2014 a tutti.